Il fabbisogno di nuovi e grandi spazi esterni è certamente esploso con la pandemia. Mangiare all’aperto, in un esterno che consente di guardare anche il mondo che scorre, è sempre piaciuto, basta pensare al modello dei caffè e bistrot parigini. Questa opportunità ha spinto tutti gli operatori che potevano farlo a realizzare verande o gazebo permanenti dal costo impegnativo oppure ad appropriarsi di spazi pubblici mettendo tavoli e sedie in maniera più o meno organizzata e coerente. Anche molti alberghi nelle maggiori città italiane hanno tentato questa strada sperando di “tamponare” le perdite generate da due anni di pandemia. Peccato che questo “spreco” di risorse ne abbia contemporaneamente distolta l’attenzione dal rinnovare e aggiornare le camere, che alla ripresa del mercato saranno ancor più ossidate. In questo biennio solo gli albergatori più visionari hanno dedicato tempo e risorse a nuove formule di alloggio: dependance nel verde, suite con giardino, case sugli alberi, alloggi verandati in parallelo al verde e sostenibile. Se c’è il verde tutto diventa sostenibile - si dice - e chi mai può essere contro la sostenibilità, regina degli investimenti e degli incentivi targati PNRR?
Ma qualcuno ha dimenticato che la clientela abbiente che frequenta gli hotel per rilassarsi, riposare, godere di posti tranquilli e riservati serviti di aria condizionata, considera gli spazi esterni un godibile attributo che però viene dopo l’adeguamento, l’innovazione e la modernizzazione degli alloggi. Perché tutti siamo consapevoli che dopo due anni di una tragedia mondiale, che ha pesantemente colpito anche il mondo dell’hotellerie, le camere hanno perso fisiologicamente il loro glamour. Oggi non basta una ripulita, ci vuole un segnale forte che presenti camere nuove con elementi che prima non c’erano. |