Sono passati tre decenni da quando i grandi dell’hotellerie italiana affollavano i saloni della Fiera di Rimini dove in una settimana magica era possibile ascoltare i migliori hotel designer del pianeta guidati dal prof. Richard Penner, autore del più efficace dei libri di Hotel Planning and Design al mondo. Con il marchio della Cornell University il prof. Penner coordinava le testimonianze e le presentazioni di archistar come Adam Tihany, Tricia Wilson, Robert Stern (Dean della Yale’s School of Architecture) e Norman Foster, per citare solo i più famosi. Allora gli archistar si presentavano come “post modern designer” e definivano gli standard essenziali per la clientela degli anni duemila. Era il massimo del know how internazionale.
Si parlava “ad alta voce” di standard, parola che nessun designer italiano osava pronunciare. Del resto la terra della creatività non ha mai apprezzato gli standard (e la presunta omologazione che molti pensano ne derivi), ma gli standard USA erano così diversi e tanto alti da intimidire l’audience, ragione per cui nessuno osava presentare i propri lavori e … competere. Una settimana di testimonianze esaustive di hotel, di boutique hotel e mega-hotel, di spazi, ambienti e arredi realizzati in America, Africa , Asia e Australia, per hotel grandi o piccoli, sempre orientati a solidi standard per la domanda di comfort dei viaggiatori internazionali più esigenti.
La presenza di 250 albergatori, imprese edili, architetti e designer europei si concluse con l’affidamento di incarichi di progettazione a Roma e Milano per i designer USA presenti. Una nuova tipologia di hotel nacque anche in Italia e fece scuola. I seminari di Rimini cambiarono gli asset dell’ospitalità in molte città, anche a Rimini, Riccione e Cervia-Milano Marittima, ma gli standard statunitensi non sono mai riusciti a diventare popolari.
L’italian life style confligge con la parola “standard” per noi sinonimo di omologazione, e quindi l’esatto contrario di quella creatività, artigianalità e unicità su cui si basa lo stile italiano. E infatti i seminari della Cornell University si tennero per soli due anni, poi Rimini Fiera (oggi IEG) fu costretta a guardare i produttori italiani e a esporre l’italian design. Da allora si insiste sulla necessità di ristrutturare gli alberghi italiani, datati, vecchi di mezzo secolo, senza dire però dove stanno i saperi del design – modern, post modern, altermodern - nel mondo occidentale e, sempre più, in quello asiatico. |